La passione da senso al respiro e conforto alle domande che mai avranno una risposta, alleviando e così avvicinando una vita umana ad un’altra. Nel petto ho tanta passione che sento calda nel battere del cuore e scorrere dentro, che invia ad ogni singola parte di me la voglia di fare. È la forza più estrema e imbattibile che ho e che mi permette di vivere e volare. Ho perso la mia passione per alcuni attimi ed ho provato freddo ed oppressione in questi giorni quando l’unico calore che sentivo era quello che scorreva involontariamente dagli occhi sul mio viso. -“Io portai al mio Quartier Generale un famoso pianista e un violinista. Il pianista pianse come un bambino quando gli fu permesso di suonare e neppure sei anni di prigionia in un campo di concentramento avevano spento il suo genio”- È la frase simbolica che ho deciso di portare dentro di me dopo questo viaggio, per incentivarmi ed incentivare le persone che mi circondano a non aver paura del diverso che vive dentro di noi ed intorno a noi. Io sono diversa. Noi siamo diversi, e niente potrà mai sradicare questo concetto come è stato fatto meno di settant’anni fà. Abbiamo bisogno del diverso, per confrontarci e per avere gioia ed armonia all’interno di tutte le nostre società. Il diverso non può più esistere. La passione si. Noi siamo passione, e non potrà mai ripetersi che un uomo riesca a strapparla ad un suo fratello, sottraendogli ogni forma di elementi intracorporali e spirituali che portano alla completa disumanizzazione di esso, al pari di un verme. Non può essere più permesso. Penso, penso a ciò che ho ascoltato e che mi ha suscitato queste reazioni interne. Penso che mai potrei capire e provare esattamente ciò che è stato provato, ma questo a me basta. Ho imparato ed assimilato da storie incredibilmente sconvolgenti, cupe e realmente impensabili, ma sono cresciuta e più cosciente di prima. Ho toccato con mano pareti che mi hanno tolto il respiro. Ho guardato volti immobili e parlanti su muri rumorosi e tristi. Si è insediato nel mio cuore il cemento della memoria, che fa soffrire, ma che deve essere caricato e distribuito, affinchè diventi una lente per guardare nel presente e un binocolo per approcciarsi al futuro, così da non permettere mai più che l’indole animale prevalga sulla coscienza e la ragione umana. Questo pellegrinaggio mi ha fatto conoscere me stessa, e ora mi sento una persona più completa, ma sono triste, triste per le persone che avrei potuto incontrare in una giornata comune, durante le ore scolastiche, i viaggi e le passeggiate che, invece di continuare la loro vita con le mogli, i mariti, i figli, gli zii e i cugini, hanno dovuto subire e morire per mano dell’ignoranza e della paura perpetua che noi, ora, dobbiamo impegnarci ad eliminare per creare un mondo eterogeneo e cosciente, così che la morte non sia stata vana. Mai.
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