era nata a Rzeszow (Reischa in Yddish) in Polonia il 25 Settembre del 1916 (sebbene la sua data di nascita ufficiale riportasse 25 Settembre 1920, se ne resero conto quando ancora era in vita suo fratello, che qualcosa non andava: si erano resi tutti piu’ giovani di 4 anni!)
Il suo numero di matricola era il 29703. Lei era segnata come Holloschutz M. perche’ era stata presa a Cracovia, alla stazione di Cracovia, mentre era insieme a sua sorella, che aveva potuto continuare la sua fuga a Vienna, dove era stata catturata.
La avevano portata alla Gestapo al Castello di Wavel e li’ in quel castello successe un episodio di cui parlava spesso: un ufficiale le aveva permesso di aiutare il Reich con il lavoro delle giovani braccia: fu quindi inviata ad Auschwitz il 19 Gennaio del ’43, non avevano un trasporto organizzato, perche’ era prima di
Natale. Non l’avevano fucilata!
Li’ lei aveva potuto riabbracciare la sorella: ad Aprile, dopo che una lunga giornata, lei aveva preso una strada che non faceva mai, che le aveva fatto attraversare l’infermeria (che non so il termine che veniva utilizzato, credo che termini: “errerie”). Li’ aveva visto una ragazza, una bella ragazza, una donna che era stata entrata nel campo da poco: una persona normale poiche’ dopo diverse settimane erano cosi’, come lei, che si faceva fatica a riconoscerla: lei si era fatta riconoscere e si erano riabbracciate. Loro si erano riconosciute e si erano date da fare per poter essere lo scudo l’una dell’altra e per potersi far forza in un modo reciproco. Una delle cose che gli uomini non possono fare e’ camminare scalzi, e apposta loro si erano date da fare per avere un posto una raccoglitrice di scarpe e una come raccoglitrice di vestiti: in questo modo davvero avevano affrontato l’inverno e facendo mercato nero con i beni che erano essenziali, come le scarpe e i vestiti in cambio di pane.
Lei era stata li’ 2 anni esatti e poi aveva affrontato la marcia della
morte: avevano visto cose che gli uomini non si attendono, come per esempio, se una ragazza si fermasse affamata, trovandosi su un mucchio di patate, la avrebbero ammazzata subito, e cosi’ e’ stato; o comunque se dovesse fermarsi a fare i bisogni fisiologici, o rallentare la marcia (maria ha raccontato che quelle che potevano dormire, potevano farlo sostenute dalle altre.) Un giorno, verso la fine di Marzo, approfittando del momento che la guardia si era allentata, andando verso un bosco per fare la pipi’, riuscirono a fuggire. La fuga continuo’ per cercare di allontanarsi; finche’ trovarono uno sparuto gruppo di prigionieri italiani scappati da altri campi, cui queste 2 ragazze si unirono. Erano scappati in 6 e tra questi 6 c’era Francesco Castro, suo futuro marito. Una volta che gli uomini si sentivano bene, era parso piu’ evidente che volevano violentare questi due mucchietti d’ossa. Lui si oppose e fu colpito con il calcio del fucile sulla testa. Quando videro mio padre steso i suoi compagni se la diedero a gambe, mentre queste due ragazze indifese lo salutarono come loro salvatore… e Maria , se ne innamoro’… ma questa e’ un’altra storia! Comunque sia la ferita in testa c’era: non era un eroe, ma era pur sempre un uomo! Come sia la storia di Francesco Castro?: esso fu catturato il 9 Settembre 1943 a Belluno. Fu invitato ad arruolarsi nella RSI e al suo rifiuto fu internato in un campo di concentramento…..