2013 – Roberto – Benigni

Caro Roberto,

Ti scrivo a nome del consiglio direttivo della sezione ANED di Firenze per proporti il conferimento della tessera onoraria della nostra Associazione.

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Roberto Benigni insieme a Moreno Cipriani al momento della consegna in Palazzo Vecchio

Molte sono le motivazioni che ci hanno indotto a tale decisione. Prima fra tutte la storia di tuo padre ex IMI nel campo di Erfurt, che abbiamo avuto modo di ascoltare recentemente con il tuo racconto nel corso della trasmissione televisiva “Che tempo che fa”. Molti di noi si sono riconosciuti e si sono commossi ascoltando la narrazione degli anatroccoli, del rientro a casa di tuo padre, dell’abbraccio carico di amore infinito tra i tuoi genitori.
Altri di noi, invece, si sono commossi nel solo immaginare il momento del rientro dei loro cari che purtroppo hanno mai fatto ritorno.

Vorremmo che il conferimento della nostra tessera onoraria fosse anche un riconoscimento ufficiale al film “La Vita è bella”. Opera che all’interno della nostra Associazione, a suo tempo, suscitò alcune polemiche, soprattutto fra i sopravvissuti. In molti pensavano che non si potesse scherzare sulla vita all’interno dei lager. Ci furono pensieri contrapposti anche in merito al taglio cinematografico del film, considerato che dall’Italia sono state deportate circa 900.000 persone, delle quali 650.000 Internati Militari, 200.000 lavoratori coatti, 36.000 deportati politici e 6.000 ebrei. Ci pareva giusto che nel film si parlasse non soltanto dell’aspetto ebraico della deportazione, ma più in generale di tutte le categorie, rendendo così giustizia alla memoria di tutti.

Posso dirti che in altri aspetti del film ho ritrovato perfettamente i racconti di mio padre che aveva 16 anni quando è stato deportato a Mauthausen e poi trasferito ad Ebensee. Nelle giornate di lavoro più dure, quando la forza e le energie vacillavano, i più anziani del block, rientrando nelle baracche la sera, cominciavano a parlare di tavole imbandite, piene di cibo, a fantasticare di feste in quei luoghi di orrore. O quando fingevano di aver udito colpi dell’aviazione alleata, per illudersi che il fronte fosse vicino così come la liberazione del campo. Un racconto immaginifico che serviva a ridare fiducia a quei ragazzi deboli ed indifesi, ormai adottati dagli altri deportati più grandi.
Tuttavia, con il passare degli anni, le polemiche si sono definitivamente sopite ed abbiamo univocamente compreso ed apprezzato la tua opera.

ANED Sez di Firenze
Il Consiglio

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