
Firenze, verso il 9 novembre 1943-2018
Per prima cosa ricordiamo i fatti.
Il 6 novembre 1943 il comando nazista avviò a Firenze la cattura e la deportazione degli ebrei fiorentini. Vennero arrestate oltre 300 persone. Il 9 novembre furono caricate sui treni diretti verso Auschwitz, dove arrivarono il 14 novembre. Solo 107 superarono la selezione per l’immissione nel campo: gli altri vennero immediatamente eliminati. Nell’elenco dei deportati figuravano anche otto bambini nati dopo il 1930 e 30 anziani, nati prima del 1884. I tedeschi avevano completato l’occupazione di Firenze nel settembre 1943. Qui i nazisti poterono contare per la razzia sul sostegno attivo dei fascisti, in particolare su quello della banda Carità. Degli ebrei deportati nei lager dal 6 novembre del ’43 in poi, solo 15 tornarono indietro: otto donne e sette uomini [tra cui mio padre Shulim].
Anche l’Aned (Associazione Nazionale Ex Deportati) di Firenze sarà come sempre presente il 9 novembre (ore 10.30) al binario 16 della stazione di Santa Maria Novella per commemorare questa infamia.
Sono dunque passati 75 anni dalla prima deportazione di ebrei da Firenze. E questa ricorrenza cade quest’anno in un momento particolare, e cioè a 80 anni dalla promulgazione delle Leggi razziali (settembre-ottobre 1938), oggi chiamate razziste (speriamo senza futuri ripensamenti). Il 14 luglio 1938 era stato pubblicato nel Giornale d’Italia il cosiddetto “Manifesto degli scienziati razzisti”, firmato da importanti docenti universitari. Poche settimane dopo, il 22 agosto 1938 , venne effettuato un censimento (vi ricorda qualcosa?), allo scopo di schedare tutti gli ebrei residenti in Italia. Come sappiamo, questo censimento fu poi utilissimo ai nazifascisti per gli arresti e le deportazioni avvenute dopo l’8 Settembre.
Da notare, fra le altre iniziative, che quest’anno, all’Università di Pisa, c’è stata la “Cerimonia del ricordo e delle scuse”, in cui il rettore Paolo Mancarella, a nome e alla presenza dell’intera Accademia italiana, ha fatto ammenda per gli atti che, a partire dalla plebiscitaria adesione al “Giuramento di fedeltà al Fascismo” del 1931, videro il mondo universitario silente e complice verso le scelte del regime che giunsero fino all’emanazione delle Leggi razziali.
Meglio tardi che mai.
Infine, mi riferivo sopra al particolare momento attuale: in Italia e nel mondo crescono ogni giorno di più sentimenti razzisti, xenofobi e antisemiti, spesso giudicati semplici opinioni non punibili, anche se le leggi ci sarebbero. Opinioni, poi, che si trasformano (chissà perché!?) in crimini più o meno gravi: dalle “goliardate” all’italiana all’eccidio di Pittsburgh. Certo, di fronte ai morti, per qualche giorno ci si commuove (non so quanto ipocriticamente), si condanna l’evento (però sui social, nobile strumento della democrazia diretta, c’è certamente chi approva), ma poi tutto continua come prima, se non peggio, visto che gli imitatori non mancano mai.
Tutto ciò premesso, quando saremo lì a ricordare quelle povere vittime della politica hitleriana e mussoliniana, non dimentichiamo il monito vecchio ma sempre attuale: “Ora e sempre Resistenza”.
Daniel Vogelmann
v. presidente
ANED – Firenze
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