Giulio Calamai

Nato il 9 marzo 1920 a PRATO, 24 anni.

Figlio di Emilio e xxx Vieri.

Abitante a Prato in via Santa Chiara.

Calzolaio in un calzaturificio, ha fatto la 3^ elementare.

Militare, tornato a casa dopo l’8 settembre, non può essere assunto e si arrangia con lavori saltuari.

Arrestato, mentre dopo un allarme sta tornando a casa con il fratello Giuseppe (25 anni) ed alcuni amici, in piazza delle Carceri a Prato il 7 marzo 1944 dalla Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) nell’ambito di una retata dopo gli scioperi del 4 marzo; arrestano il fratello ed altri perché operai; Giulio vuol seguire il fratello.

Detenuto col fratello Giuseppe presso la Fortezza di Prato (Sede della GNR) e quindi presso le Scuole Leopoldine di Firenze.

Partito da Firenze nel pomeriggio dell’8 marzo 1944, per rimanere col fratello Giuseppe, col Trasporto n. 32 con almeno altri 337 deportati dei quali uno verrà ucciso mentre il treno è fermo nella stazione di Monzuno-Vado, tra Prato e Bologna; al Trasporto verranno aggiunti carri di deportati politici anche a Verona e a Bolzano, tra i quali almeno altri 4 toscani, per un totale di 597 immatricolati, tutti identificati; gettano qualche biglietto quando passano da Prato, ma nessuno viene racapitato; compie gli anni durante il viaggio.

Lascia la mamma, il babbo e altri 7 tra fratelli e sorelle.

Arrivato a Mauthausen la mattina dell’11 marzo 1944, i componenti del Trasporto verranno immatricolati con numeri compresi tra il 56885 ed il 57481.

Classificato con la categoria Schutzhaftlinge (deportato per motivi di sicurezza).

Mestiere dichiarato calzolaio e disoccupato.

Trasferito a EBENSEE col fratello Giuseppe (matricola n. 57002).

Manovale, addetto al trasporto di longarine, travi e carrelli all’esterno delle gallerie.

Per tre mesi sta con lui il fratello che ha un soffio al cuore; Giulio lo aiuta, anche nel mangiare, poi Giuseppe viene trasferito all’infermeria di Mauthausen.

Fa amicizia col kapò spagnolo; gli da le sue sigarette in cambio di qualche patata; condannato alle 25 bastonate da una SS per essere caduto mentre tornava dal lavoro, il kapò spagnolo, che deve eseguire la condanna, gli dice di urlare forte ai suoi colpi “leggeri”, in modo da ingannare l’SS: i colpi non sono fortissimi, ma comunque i segni restano per 2 o 3 mesi.

Ha un flemmone ad una gamba, che però un soldato dellaWermacht gli recide mentre lui ci orina sopra per disinfettare la ferita.

Liberato ad EBENSEE dagli americani della Compagnia “F” del 3° Reggimento di Cavalleria Meccanizzata, alle ore 14,45 del 6 maggio 1945, a 25 anni, dopo 422 giorni di Lager, quando è già nel blocco della morte da 2 mesi: pesa 28 kg.

Il fratello Giuseppe era morto il 10 ottobre 1944 ad Hartheim; il babbo era morto a Prato sotto un bombardamento.

 

Per saperne di più su Giulio e Giuseppe Calamai: “La speranza tradita” Regione Toscana. Pacini Editore. 1992

“Il sacrificio di Prato sull’ara del Terzo Reich” di Michele Di Sabato Editrice Nuova Fortezza – 1987

Fonti dal testo, dall’intervista Devoto del 3 febbraio 1989 e dall’ANED

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