Nato il 14 luglio 1924 a PRATO, 19 anni.
Figlio unico.
Lavora fin da piccolo ad infiascare il vino nelle botteghe; fa la terza media.
Rivedibile alla visita di leva, addetto alla mensa presso la Rifinizione Campolmi.
Residente in via Giovanni Pascoli a Prato con la madre, mentre il padre, impiegato del dazio, era morto in seguito ai postumi di una nefrite contratta durante la Grande Guerra mentre era prigioniero nel campo di concentramento di Mauthausen.
Arrestato dalla Guardia Nazionale Repubblicana (GNR), mentre ritorna a casa dal lavoro, alle 18,30 del 7 marzo 1944, a Porta Santa Trinita a Prato, nell’ambito di una retata dopo gli scioperi del 4 marzo.
Detenuto presso la Fortezza di Prato (Sede GNR) e quindi la sera stessa presso le Scuole Leopoldine di Firenze.
Partito da Firenze nel pomeriggio dell’8 marzo 1944 col Trasporto n. 32 con almeno altri 337 deportati dei quali uno verrà ucciso mentre il treno è fermo nella stazione di Monzuno-Vado, tra Prato e Bologna; al Trasporto verranno aggiunti carri di deportati politici anche a Verona e a Bolzano, tra i quali almeno altri 4 toscani, per un totale di 597 immatricolati, tutti identificati; alla stazione di Prato buttò le chiavi della mensa aziendale con un biglietto.
Lascia la mamma vedova.
Arrivato a Mauthausen la mattina dell’11 marzo 1944, i componenti del Trasporto verranno immatricolati con numeri compresi tra il 56885 ed il 57481.
Immatricolato col numero 56941.
Classificato con la categoria Schutzhaftlinge (deportato per motivi di sicurezza).
Mestiere dichiarato commerciante e autista.
Trasferito a EBENSEE il 25 marzo 1944.
Lavora come manovale nelle gallerie.
Trasferito perché sfinito al “Revier” (infermeria) di Mauthausen dal 6 giugno al 15 novembre 1944.
Trasferito a Wells II, dove lavora a rifare le linee ferroviarie bombardate.
Trasferito a Ebensee fa per qualche tempo l’elettricista ad un civile austriaco in una baracca, dicendo, falsamente, che quello era il suo lavoro; si arrangia, prende qualche scossa, ma fa prolunghe e “cassette” per le gallerie.
Il giorno di Natale riceve per punizione 25 colpi di bastone per “sabotaggio (aveva trovato e si era legato sulle spalle per ripararsi dalla pioggia un pezzo di un gambale di una SS, fatto “scoperto da una SS di Trieste). Gli tagliano dei flemmoni sotto i bracci e glieli fasciano con della carta.
Stremato si ricovera nel “Revier” proprio la sera prima della liberazione del campo.
Liberato ad EBENSEE dagli americani della Compagnia “F” del 3° Reggimento di Cavalleria Meccanizzata, alle ore 14,45 del 6 maggio 1945, a 19 anni, dopo 423 giorni di Lager; quando torna a casa, il 25 luglio 1945, è 32 kg.
Per saperne di più su Aldo Becucci:
“Il sacrificio di Prato sull’ara del Terzo Reich” di Michele Di Sabato. Editrice Nuova Fortezza. 1987
“La speranza tradita” Regione Toscana. Pacini Editore – 1992
Fonti dall’intervista Devoto del 18 giugno 1988 o 1989, dai testi e dall’ANED