Nato il 16 maggio 1927 a FIRENZE, 16 anni.
Figlio di Emma Ducci.
Abitante a Candeli, frazione di Bagno a Ripoli.
Operaio a giornata per lavori saltuari.
“Segnalato” dai tedeschi per essere stato, con un compagno, al Comando di Villa La Massa a chiedere notizie su un suo amico arrestato.
Arrestato a Firenze in piazza Dalmazia ale 10 di mattina dell’8 marzo 1944 dalla Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) nell’ambito di una retata dopo gli scioperi del 4 marzo, mentre in compagnia di due amici (non arrestati) stava andando alla stazione di Rifredi a fare le pratiche per l’assunzione nelle Ferrovie.
Detenuto presso le Scuole Leopoldine di Firenze.
Partito da Firenze nel pomeriggio dell’8 marzo 1944, col Trasporto n. 32 con almeno altri 337 deportati dei quali uno verrà ucciso mentre il treno è fermo nella stazione di Monzuno-Vado, tra Prato e Bologna; al Trasporto verranno aggiunti carri di deportati politici anche a Verona e a Bolzano, tra i quali almeno altri 4 toscani, per un totale di 597 immatricolati, tutti identificati.
Lascia la mamma, ragazza-madre.
Arrivato a Mauthausen la mattina dell’11 marzo 1944, i componenti del Trasporto verranno immatricolati con numeri compresi tra il 56885 ed il 57481.
Immatricolato col numero 57101.
Classificato con la categoria Schutzhaftlinge (deportato per motivi di sicurezza).
Mestiere dichiarato apprendista e operaio.
Trasferito a EBENSEE il 25 marzo 1944.
Lavora prima all’ampiamento del campo, quindi nelle gallerie.
Stremato, vorrebbe andare “a riposare” a Mauthausen, ma uno spagnolo lo convince a non andarci.
Passa il 17° compleanno in infermeria per una ferita alla gamba; mentre è ricoverato muore vicino a lui Mario Mugnai.
E’ colpito da polmonite bilaterale; va in infermeria con la febbre, ma un maresciallo SS triestino gli fa tirare 25 bastonate sul sedere dicendogli “vieni vieni te lo do io il pepe per impepare i tuoi maccheroni; lo rimanda al blocco e verrà ricoverato la sera successiva.
Liberato ad EBENSEE dagli americani della Compagnia “F” del 3° Reggimento di Cavalleria Meccanizzata, alle ore 14,45 del 6 maggio 1945, a 17 anni, dopo 422 giorni di Lager; dopo esser stato liberato ha un disturbo per superalimentazione e viene ricoverato per 3-4 giorni in stato d’incoscienza; quando si risveglia dice “ah, sono sempre vivo!”. Pesa 27 kg.
Per saperne di più su Alberto Ducci:
“La speranza tradita” Regione Toscana. Pacini Ed. 1992
“Era ancora un ragazzo” di Massimo Settimelli. Giuntina. 2012
Fonti dall’intervista Devoto del 22 marzo 1988 e dai testi