
Era l’alba del 6 novembre 1943 quando i nazifascisti fecero irruzione nei locali della Comunità ebraica di via Farini. Circa trecento persone, soprattutto ebrei stranieri che avevano cercato rifugio a Firenze, furono catturate e ammassate nella stazione di Santa Maria Novella. A catturarle erano state le SS tedesche ma anche i militi italiani della Repubblica di Salò. Tre giorni dopo, il 9 novembre, dal binario 16 i vagoni piombati partirono per il lager di Auschwitz, dove, dopo un terribile viaggio, gli ebrei giunsero il 14 novembre: 193 prigionieri furono immediatamente uccisi nelle camere a gas. Nell’elenco dei deportati figuravano anche 8 bambini nati dopo il 1930 e 30 anziani, nati prima del 1884. La più giovane era Lia Vitale, nata nel 1942, la più anziana Fanny Tedesco che aveva 93 anni.
Anche quest’anno l’ANED fiorentina si raccoglie al binario 16 per ricordare quel tragico evento. Per anni ci siamo illusi che simili nefandezze non potevano, non dovevano più accadere, ma oggi, di fronte alla crisi globale di cui siamo testimoni fondamentalmente impotenti, sono le parole di Primo Levi – “È accaduto, quindi può accadere di nuovo” – che riecheggiano in noi. Il razzismo, l’antisemitismo, la xenofobia sono sentimenti presenti più che mai nelle nostre società e, come sempre accade, la grave crisi economica non fa altro che esacerbarli.
Eppure non dobbiamo, non dovremmo farci prendere dalla disperazione, peraltro più che comprensibile, e cercare nel nostro piccolo di essere un esempio positivo. Perché, come disse un famoso rabbino, una piccola luce può dileguare una grande oscurità.
Daniel Vogelmann
V. Presidente
ANED Firenze
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